L’ uomo comunemente detto ‘mascalzone’, il classico Dongiovanni in psicologia viene detto ‘il narcisista maligno’.
L’ uomo comunemente detto “mascalzone”, il classico Dongiovanni, donnaiolo, play-boy, etc… , presenta le caratteristiche di quello che in psicologia viene detto “il narcisista maligno”.
L’inganno ed il raggiro, ordito ai danni di ingenue ed ignare ragazze, costituiscono il suo pane quotidiano; egli fa della manipolazione un’arte, uno stile di vita avente come fine ultimo annientare l’altro.
Il classiso narcisista è Doctor Jekyll e mister Hyde: dolce al cospetto degli altri, ma vendicativo e subdolo alla spalle. Il narcisista maligno, o manipolatore perverso, non equivale semplicemente al narcisista classico, ovvero colui che ha dei tratti inerenti a questo disturbo; questi è il narcisista cattivo, maligno, il più patologico dei narcisisti. Solitamente è bugiardo, ipocrita e manipolatore affettivo. Ha un’alta considerazione di sè stesso, esagera le sue capacità, appare spesso presuntuoso, crede di essere speciale, superiore, di dover essere soddisfatto in ogni suo bisogno e pretende di avere diritto ad un trattamento particolare.
Ma questo non basta, altrimenti avremmo a che fare con un “normale” narcisista. Il tutto risulta condito dal comportamento maligno che porta tale soggetto ad avere anche tratti psicopatologici borderline, antisociali e/o paranoici. I manipolatori perversi hanno come obiettivo quello di agire attraverso la manipolazione ed il raggiro per far compiere al proprio interlocutore delle azioni che tornano ad esclusivo vantaggio personale, si approfittano dell’amore altrui a scopo egoistico.
I manipolatori non provano senso di colpa per quello che fanno, poiché tutto è finalizzato a soddisfare il proprio ego. Manipolano la vittima prescelta con falsa tenerezza, e dopo averla conquistata se ne nutrono in maniera spietata.
Le vittime sono minate e fiaccate nei loro punti deboli e, di conseguenza, piombano in una spirale negativa dalla quale non escono senza traumi e pesanti contraccolpi psichici.
L’indizio che ci fa capire se abbiamo a che fare con un manipolatore perverso è la sensazione di soffocamento, la presenza costante di critiche, insinuazioni e sarcasmo, che hanno come scopo finale quello di distruggere l’autostima dell’altro.
Il manipolatore gode dell’umiliazione altrui e non vorrà mai mettersi in discussione, non accetta alcuna osservazione né critica. Preferiscono criticare e accusare piuttosto che confrontarsi in modo adulto e maturo con l’altro. I manipolatori fanno finta di amare, ma non provano alcun sentimento anzi tendono a maltrattare: l’altro è solo lo specchio in cui si riflette. Si tratta di persone altamente danneggiate, che a loro volta hanno subito traumi, maltrattamenti, vessazioni ed abusi fisici e psicologici verificatisi in tempi molto precoci e per questo perpetuano il trauma traumatizzando a loro volta. La manipolazione costituisce il fulcro di ogni relazione e la perseverazione nella stessa la connota di perversione, ed è l’unica modalità per entrare in contatto con l’altro.
Gli strumenti di manipolazione più diffusi sono:
- Il ricatto affettivo e le minacce: l’affettività diventa una merce di scambio, il ricatto è sottile, subdolo, a volte impercettibile, ma alla lunga si ha l’impressione di essere imprigionati in una modalità di relazione che non dà libertà di scelta poiché ogni gesto viene valutato e misurato in funzione del tornaconto personale.
- la colpevolizzazione: la causa dei propri problemi è sempre attribuita all’altro.
- bugie e le lusinghe: quando arrivano complimenti e apprezzamenti in quantità e limitati nel tempo molto probabilmente il vostro interlocutore vuole ottenere qualcosa da voi. È fondamentale ricordare la differenza tra affetto e gentilezza: il primo è un sentimento profondo, la seconda invece si traduce in un comportamento che non sempre coincide con un sentimento vero e genuino.
- la denigrazione: è un processo continuo e minuzioso, mirato a denigrare il partner, a minarne l’autostima attraverso la restituzione di una immagine negativa di sé che con il tempo finirà per fare propria.
- l’ invadenza: consiste nel mettersi sempre al posto dell’altro e di intromettersi nelle sue scelte e decisioni, senza prendere in considerazione il suo punto di vista.
- le spalle al muro: è la tecnica che chiude il dialogo mettendo in evidenza le contraddizioni dei ragionamenti, manipolandoli in modo tale da far passare l’altro come una persona incoerente ed ambigua.
- la dipendenza indotta: comprende sia la dipendenza affettiva che materiale, entrambe hanno come obiettivo quello di minare l’autonomia e l’indipendenza del partner, mettendone in luce le debolezze e gli errori.
Insomma, se vi riconosceste in uno di questi comportamenti cominciate a pensare di avere a che fare con un manipolatore e correte subito ai ripari. Ma, chi è la vittima del manipolatore? La classica dipendente affettiva.